Curry a 38 anni è nella miglior forma: il dibattito sul migliore playmaker di sempre si accende

Curry a 38 anni è nella miglior forma: il dibattito sul migliore playmaker di sempre si accende

Non è un fenomeno da nostalgia. Non è un ricordo che resiste per gloria passata. Stephen Curry, a 38 anni, sta giocando la sua migliore stagione fisica, e lo dice chi lo conosce meglio: Brandon Payne, il suo preparatore personale. "La sua rapidità di primo passo e la sua esplosività sono al livello più alto di sempre, se non superiori", ha dichiarato Payne il 16 ottobre 2025, in un’intervista che ha scosso i palazzi della NBA. E non è un commento da fan. È un dato tecnico, misurato, confermato dai numeri: 24,5 punti, 6,0 assist, 39,7% da tre. Con un contratto da 59.606.817 dollari per la stagione 2025-2026, Curry è il giocatore più pagato al mondo. Eppure, la domanda che gli gira intorno non è più "è ancora buono?". È: "È il migliore playmaker di sempre?"

La forma fisica che sfida il tempo

Nessuno si aspettava che Curry, dopo 16 stagioni, 4 titoli NBA, due MVP (uno all’unanimità nel 2015-2016), e due ginocchia che hanno visto più operazioni di un centro di riabilitazione, potesse migliorare. Invece, è successo. La sua mobilità, una volta considerata vulnerabile, ora è un’arma letale. I difensori lo vedono muoversi, e sanno che non basta chiudere la linea di passaggio. Deve chiudere anche lo spazio per il tiro, ma Curry lo fa prima che tu lo capisca. "Ha una mano fatata dall’arco, ma la sua decisione è diventata istintiva", ha commentato un allenatore della Eastern Conference a Backdoor Podcast. "Non pensa. Fa. E quando fa, è troppo tardi".

Il 25 febbraio di una stagione non precisata, Curry ha segnato 51 punti con 10 triple contro gli Orlando Magic. Un’impresa che lo ha fatto entrare nella storia: solo LeBron James e Dwyane Wade, nella stagione 2008-2009, avevano fatto altrettanto. Ma Curry l’ha fatto con una media di 39,7% da tre. Non è un colpo di fortuna. È un sistema. È il risultato di 12 anni di lavoro, di migliaia di tiri al mattino, di video analisi, di una scienza del movimento che ha ridefinito il ruolo del playmaker moderno.

Il sondaggio che non lo mette al top — e perché importa

Il sondaggio annuale dei General Manager della NBA, pubblicato da Sky Sport Italia il 10 ottobre 2025, ha dato a Luka Dončić il 73% dei voti come miglior playmaker, a Shai Gilgeous-Alexander il 17%, e a Curry solo il 7%. A prima vista, sembra un’offesa. Ma guardando più a fondo, è un riconoscimento silenzioso. Perché Curry non è più il playmaker più votato? Perché non è più il più giovane. Perché non è più il più veloce. Ma perché, nonostante tutto, è ancora tra i primi tre. E perché, tra i veterani, è l’unico a mantenere un livello di efficienza che nessun altro ha mai raggiunto a quest’età.

La classifica di The Athletic, citata dal podcast Backdoor, lo colloca al terzo posto tra le guardie, ma con una nota cruciale: "ancora élite come playmaker e tiratore, con Gary Payton II a dare pressione difensiva". È una definizione che non lo fa sembrare un vecchio campione. Lo fa sembrare un genio che ha imparato a giocare con l’età, non contro di essa.

La battaglia storica: Curry vs Magic Johnson

La battaglia storica: Curry vs Magic Johnson

Il dibattito non è nuovo. Ma ora è diventato pubblico, virale, quasi religioso. L’articolo di motorcyclesports.net, intitolato "Stephen Curry accende il dibattito: è lui il miglior playmaker di sempre rispetto a Magic Johnson?", ha acceso una polemica che va oltre i numeri. Magic Johnson, nato a Lansing, Michigan, ha vinto 5 titoli, 3 MVP, e ha giocato con una visione di gioco che sembrava provenire da un altro pianeta. Ma giocava in un’epoca in cui il tiro da tre era un’eccezione. Curry l’ha reso la regola.

La differenza non è solo tecnica. È culturale. Magic ha cambiato il modo di giocare. Curry ha cambiato il modo di pensare. Ha reso possibile vincere con una guardia da 1,88 metri, 84 chili, che tira da 30 metri. Ha reso i Golden State Warriors — franchigia fondata nel 1946 e con sede al Chase Center di San Francisco — un modello globale. I "Hampton Five" (Curry, Klay Thompson, Draymond Green, Andre Iguodala, Harrison Barnes) sono stati più di un quintetto. Sono stati un manifesto.

Cosa significa per il futuro della NBA

Curry non sta solo giocando. Sta costruendo un’eredità. Se i Warriors vincono un quinto titolo, sarà il primo giocatore della storia a vincere 5 titoli con lo stesso quintetto base. Se finisce la carriera con 4 MVP e 1000 triple in una stagione, sarà l’unico. Ma il vero impatto non è nei trofei. È nei bambini che in Italia, in Giappone, in Nigeria, tirano da tre con la stessa fede con cui Curry lo fa. La sua influenza è più profonda di quella di qualsiasi altro playmaker. Non ha solo vinto. Ha trasformato.

La NBA non è più la stessa. Non perché ha più tiri da tre. Ma perché ha imparato che un giocatore può essere piccolo, intelligente, e comunque dominare. Curry non è il più forte fisicamente. Non è il più veloce. Non è il più alto. Ma è il più completo. E forse, proprio per questo, è il più grande.

Cosa succede ora?

Cosa succede ora?

La stagione 2025-2026 inizierà a ottobre. Curry non ha ancora parlato di ritiro. Non ha mai parlato di addio. Il suo corpo sembra resistere, la sua mente è lucida, e i Warriors hanno costruito una squadra attorno a lui che non ha bisogno di lui per fare tutto — ma che ha bisogno di lui per fare la differenza. Se vincono, il dibattito finirà. Se perdono, la discussione si intensificherà. Ma una cosa è certa: Curry non sta morendo. Sta diventando leggenda, passo dopo passo, tiro dopo tiro.

Frequently Asked Questions

Perché Curry è terzo nei voti dei General Manager se è così dominante?

I General Manager valutano non solo la prestazione, ma anche la longevità, la leadership e il potenziale futuro. Curry, a 38 anni, è visto come un giocatore in fase di transizione: ancora efficace, ma non più il fulcro di una squadra che punta a vincere tra 5 anni. Luka Dončić e Shai Gilgeous-Alexander, entrambi sotto i 27 anni, rappresentano il futuro. Curry è il presente — e un presente straordinario, ma non più il progetto a lungo termine.

Come ha fatto Curry a mantenere un’efficienza del 39,7% da tre a 38 anni?

Curry ha rivoluzionato il training fisico: oltre ai tiri, lavora su mobilità articolare, recupero attivo, alimentazione personalizzata e analisi biomeccanica. Ogni movimento è ottimizzato per ridurre lo sforzo. La sua tecnica di tiro è quasi identica a quella dei 25 anni, ma con meno sforzo fisico. È un esempio di come la scienza possa estendere la carriera di un atleta, senza compromettere la qualità.

Curry è più grande di Magic Johnson?

Non si può rispondere con un dato. Magic ha vinto di più in un’epoca più fisica, con meno tiri da tre. Curry ha cambiato il gioco in modo più radicale: ha reso il tiro da tre il centro del basket moderno. Magic ha giocato con 10 giocatori in campo. Curry ha giocato con 5 e ha fatto vincere la squadra con 3 tiri da tre. È un confronto tra epoche, non tra uomini. Entrambi sono leggende — ma in modi diversi.

Qual è il ruolo di Gary Payton II nel successo di Curry?

Payton II è il "protettore" di Curry. Con una media di 1,8 rubate a partita, è una delle guardie difensive più efficaci della lega. Quando Curry si riposa, Payton II prende il suo ruolo in attacco, ma soprattutto, quando Curry è in campo, Payton II si occupa delle guardie avversarie più veloci, liberando Curry di dover difendere. È un ruolo invisibile, ma fondamentale: senza Payton II, Curry sarebbe costretto a sacrificare energia difensiva, riducendo la sua efficienza offensiva.